Bonus 200 euro per il caro bollette: con l’intervento dell’Unione Europea sarà ancora rinnovabile?
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15 Settembre 2022

Bonus 200 euro per il caro bollette: con l’intervento dell’Unione Europea sarà ancora rinnovabile?

di MDA
su Diritto e Rovescio
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L’intervento del Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen riguardo l’introduzione di un nuovo prelievo fiscale sull’extraprofitto a carico delle imprese energetiche apre alla possibilità di ulteriori incentivi a beneficio di famiglie e imprese.

L’intervento del Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen riguardo l’introduzione di un nuovo prelievo fiscale sull’extraprofitto a carico delle imprese energetiche apre alla possibilità di ulteriori incentivi a beneficio di famiglie e imprese.

È infatti in corso di approvazione una nuova misura dell’Unione Europea mirata ad assoggettare le aziende del settore del gas, del carbone e del petrolio ad un’imposta del 33% sugli extraprofitti eccedenti il 20% degli utili medi registrati negli ultimi tre anni.
I benefici di tale misura, che dovrebbero garantire dei sostegni economici alle famiglie e agli investimenti delle imprese nelle risorse rinnovabili, potrebbero agevolare un rinnovo delle misure già varate dal Governo Draghi.
Tra queste, ricordiamo, il bonus di 200 euro introdotto dal “D.L. aiuti” dello scorso giugno per supportare le famiglie italiane a fronte degli aumenti delle bollette. Il bonus, pensato con la formula dell’una tantum per i lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, ma anche disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza, con un reddito complessivo annuo inferiore a 35 mila euro, è costato allo Stato oltre 6 miliardi di Euro, con la prospettiva di essere rinnovato in presenza delle adeguate coperture di bilancio.

Secondo le intenzioni del Governo, l’incentivo doveva essere finanziato dal contributo straordinario, definito “di solidarietà” dallo stesso Premier Draghi, calcolato sugli extraprofitti prodotti dalle aziende che producono, importano e rivendono energia elettrica, gas e prodotti petroliferi, e ottenuti in un periodo straordinario, ossia tra la ripresa delle attività economiche dopo i lockdown della pandemia e le prime fasi della guerra in Ucraina.
La misura avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato oltre 11 miliardi di Euro: somma assolutamente sufficiente a coprire il predetto bonus di 200 Euro e, anzi, a consentirne l’erogazione più di una volta.
Tuttavia, nelle casse statali, nonostante la prima tranche del contributo dovesse essere versata entro il 30 giugno, termine poi prorogato al 31 agosto, e nonostante l’inasprimento delle sanzioni previste in caso di mancato versamento, ad oggi è stato incamerato poco più di un miliardo di Euro, vale a dire il 10% del gettito previsto.

L’esiguità di tale gettito è probabilmente da ricondurre alla potenziale illegittimità costituzionale della norma, rilevata da numerosi specialisti in materia tributaria e dalla stampa di settore, la quale ha certamente scoraggiato i destinatari a un versamento spontaneo.
Infatti, tale imposizione è stata indebitamente strutturata in modo da colpire l’aumento di fatturato, e non gli utili prodotti.
Vi è, poi, chi ha colto le evidenti analogie con la “Robin Hood Tax”, vale a dire quella tassa decisa nel 2008 dal governo Berlusconi (il ministro dell’Economia era allora Giulio Tremonti) come un’addizionale all’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) a carico delle imprese dei settori energetici che avessero conseguito fatturati e redditi superiori a determinate soglie. Tassa di cui fu dichiarata nel 2015 l’illegittimità da parte della Corte Costituzionale.

Insomma, prima di oggi, era improbabile che il Governo potesse reperire i fondi necessari a coprire il rinnovo del bonus di 200 euro e ogni altra misura di sostegno.
Ora però, la futura imposizione UE sugli extraprofitti sarà in grado di ribaltare completamente le attuali prospettive: infatti, è verosimile che tale prelievo sostituisca quello attualmente in vigore a livello nazionale, apportando quei correttivi per i quali quest’ultimo era stato tacciato di illegittimità.

Un prelievo più equo, strutturato in modo tale da tassare gli effettivi utili delle imprese energetiche (e non, quindi, il mero aumento di fatturato), si tradurrà quasi certamente in una misura più giusta e “digeribile” per i suoi destinatari, agevolandone la riscossione spontanea.
Vi è quindi la nuova speranza che il Governo possa reperire i fondi necessari per finanziare un nuovo bonus per famiglie e imprese in questo folle e quasi inarrestabile aumento dei costi energetici.

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