L’aumento del tetto all’uso dei contanti è un rimedio necessario?
News
10 Novembre 2022

L’aumento del tetto all’uso dei contanti è un rimedio necessario?

di MDA
su Diritto e Rovescio
share
“Pecunia non olet” affermavano i nostri antenati, riferendosi al denaro e ad ogni sua possibile provenienza. Nella lotta all’evasione, invece, il contrasto all’utilizzo del denaro di provenienza illecita è una priorità assoluta.

Pecunia non olet” affermavano i nostri antenati, riferendosi al denaro e ad ogni sua possibile provenienza. Nella lotta all’evasione, invece, il contrasto all’utilizzo del denaro di provenienza illecita è una priorità assoluta.
Se infatti ciascun evasore non fosse in grado di rimettere in circolazione i propri profitti illeciti, sarebbe irrimediabilmente scoraggiato dal sottrarre materia imponibile all’imposizione.

Il tetto all’uso dei contanti è stato introdotto in tale prospettiva: minore è la fruibilità del denaro contante minori saranno le transazioni non tracciabili, tra cui si annidano i fenomeni di evasione.
Tale incidenza è stata esaminata anche da Banca d’Italia, la quale ha concluso che l’innalzamento della soglia del contante, da 1.000 a 3.000 euro (in vigore dal 1° gennaio 2016 al 30 giugno 2020), avrebbe provocato un incremento dell’economia sommersa.
Se così fosse, la diminuzione della soglia da 2.000 a 1.000 euro prevista dal Decreto Milleproroghe a partire dal 1° gennaio 2023 provocherebbe dei benefici radicali nella lotta all’evasione mentre l’aumento voluto dall’attuale Governo, probabilmente nella misura di 5.000 euro, sfocerebbe in risultati diametralmente opposti.

Eppure, in un recente comunicato stampa pubblicato dall’Unione Nazionale di Imprese (Unimpresa) si leggono dei dati in netta contrapposizione con le conclusioni di Banca d’Italia: il livello massimo di evasione, con picchi superiori a 109 miliardi di euro annui, si è registrato nel periodo che va dal 2012 al 2014 quando il tetto fissato dal Governo Monti era di appena 1.000 euro. Di contro, la soglia di evasione più bassa, stimata in circa 83 miliardi di euro annui, è stata riscontrata quando la soglia era di 5.000 euro (dal 31 maggio 2010 al 12 agosto 2011).
Tra i fautori dell’innalzamento dell’uso del contante vi è infatti chi osserva che un limite troppo basso potrebbe, in alcuni casi, addirittura incentivare l’evasione.
Occorre peraltro rilevare che la detenzione di contanti non sottende necessariamente una loro provenienza illecita e che vi sono ancora molti italiani che conservano i propri risparmi in forma ‘liquida’ al di fuori del sistema bancario.

Dunque, una riduzione eccessiva del tetto all’uso del denaro contante non solo rischierebbe di inibire i consumi, ma – potenzialmente – potrebbe dar luogo a fenomeni di obiezione fiscale, innescando ulteriore evasione.
Argomentazioni di questo tipo – volte ad una liberalizzazione totale dell’uso del contante come avviene in Olanda o in Germania in cui non esiste alcun tetto all’uso dei contanti – non tengono però in considerazione un’evidenza empirica: secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea, l’Italia è il Paese UE dove l’evasione sulle transazioni commerciali (come noto assoggettate all’IVA) è maggiore.

Non possiamo dunque ignorare che, sebbene la limitazione all’uso dei contanti non rappresenti uno strumento di per sé solo efficace nella lotta all’evasione, essa concorre indubbiamente a impedire la circolazione di denaro sottratto all’imposizione.
Negare tale circostanza, affermando che la soglia dei contanti non avrebbe alcun peso nel potenziare il contrasto al sommerso, significherebbe negare la realtà.
Al contrario, però, chi pretende una soglia esageratamente bassa dovrebbe riconoscere gli effetti controproducenti ed eversivi che essa potrebbe provocare.
L’Italia ha dunque il bisogno fisiologico di un tetto all’uso dei contanti, ma questo deve essere attentamente calibrato in modo da attuare un giusto contemperamento di fattori.

Per compiere tale valutazione, occorre mettere da parte ogni faziosità politica e stabilire quali obiettivi di politica economica si vogliano perseguire in questo momento storico. Se ipotizziamo infatti di voler incentivare i consumi, la soglia potrà essere aumentata con la consapevolezza che potrà verificarsi un potenziale aumento dell’evasione. Viceversa, se si vuole contenere quest’ultima, la soglia dovrà essere tarata al ribasso con probabile contrazione degli acquisti.
Insomma, è chiaro che ciascuna manovra porterà con sé anche degli svantaggi, i quali potranno essere maggiormente tollerati laddove essa dispieghi la sua efficacia per un periodo limitato. Dopotutto, dal 2001 ad oggi, la soglia dell’utilizzo del contante è già cambiata otto volte. È dunque ragionevole ritenere che la nuova soglia attesa dal 1° gennaio 2023 (nella misura ridotta sancita dal Decreto Milleproroghe oppure di quella innalzata dal Governo Meloni) non durerà certo a lungo.

gli autori